Dal culto di domenica 13 novembre 2016, tenuto dal pastore evangelico riformato Stefano D'Archino.
La Riforma si caratterizzò per una rinnovata attenzione all’autorità della Scrittura. In questo c’era un influsso ovviamente degli umanisti, come anche molti riformatori erano, un ritorno alle fonti, alle origini, per ricostruire un presente che era deteriorato. Questo non per ricostruire il passato, ma dare al presente una forma nuova sulle basi delle cose vere e utili delle origini. Come per i costruttori rinascimentali che si ispiravano ai modelli classici, che usavano la sezione aurea come gli antichi greci, ma che creavano costruzioni che non erano copie del passato.
E per la Chiesa questo ritorno alle fonti era ovviamente il ritorno alla Scrittura, ai testi più vicini a Gesù e alla chiesa del primo secolo.
Ma cosa dice la Scrittura nelle tante pagine, piene di racconti, storie, parabole, immagini? Quale ne è il Centro? Il Centro era certamente per i cristiani Gesù Cristo, ovviamente, ma quale il centro del suo messaggio e della sua azione? Per tutti i Riformatori era l’annuncio di salvezza per sola sua grazia.
Noi non sappiamo cosa predicasse Michelangiolo Florio appena giunto a Soglio, certo si trovava una comunità digiuna della Scrittura: la messa era sempre stata fatta in latino, leggende usi e costumi medioevali erano stati alla base dell’istruzione cristiana della gente, che soprattutto era gravata dal peso dell’annuncio del peccato e dell’inferno…
Certo avrà predicato come molti Riformatori passo dopo passo la Scrittura, forse sarà stato un po’ troppo intellettuale, come sospettava Lukas Vischer, ma siamo sicuri che ad un certo punto avrà comunicato con chiarezza e veemenza il liberante messaggio della salvezza, della salvezza per grazia, per la sola grazia del Signore. E lì si sarà trovato in intensa comunione con la sua comunità.
Alcuni si sono chiesti cosa facesse un intellettuale del tempo, con rapporti internazionali, che era stato nella corte inglese, come Florio, a Soglio. Dove c’era certo l’influente famiglia Salis, ma che era sostanzialmente un paese di contadini. Ebbene la figura della sentinella, che ritroviamo in Isaia 62 “Sulle tue mura, Gerusalemme, io ho posto delle sentinelle; non taceranno mai” era vista un po’ anche come figura dei Riformatori. Non gente speciale e nemmeno perfetta, ma persone che poste in situazioni particolari dal Signore, erano chiamati dal Signore a non tacere sul Salvatore Gesù Cristo, in un’epoca di grave compromissione della chiesa. Florio avrà visto allora la sua presenza in quel di Soglio come l’occasione di predicare la grazia del Signore, di edificare la comunità, nel luogo dove il Signore lo aveva posto.
Al giorno d’oggi, parlare di salvezza per grazia non ha più i risvolti di lotta confessionale che aveva allora. Infatti dopo il Consenso cattolico-luterano sulla giustificazione per grazia, sul tema anche da parte cattolica si è raggiunto un consenso ufficiale piuttosto ampio.
E oggi siamo chiamati in generale come cristiani, quindi, a non tacere in questo presente così complesso e ad annunciare la grazia di Dio. Infatti non è questione ecclesiastica, ma di riuscire a dire nel linguaggio dei nostri contemporanei la forza della grazia di Dio, per portare speranza e fiducia nel Signore misericordioso, per indicare che c’è un Salvatore: il Signore Gesù Cristo.
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